Un brevissimo testo religioso-filosofico in cui l'autore oscilla tra il desiderio di una vita claustrale e la vocazione per una vita all'insegna dell'estetismo anticonformista. "Io sogno di un giovine prete anglicano, in un piccolo presbiterio semplice di stile come il cantare di un fanciullo. lo sogno nella vita come in un tempio. In fondo al suo sguardo limpido solo vivrebbero le cose immutabili; le altre vi passerebbero quasi vane apparenze in uno specchio profondo. Oltre le forme visibili, mutevoli, imperfette, egli vedrebbe l’invisibile, il modello stabile e perfetto del mondo e degli esseri. Le parole misteriose della Scrittura, aprendosi misteriosamente alla sua meditazione, mostrerebbero sempre nuovi orizzonti al silenzio della sua giovinezza austera, appartata come in un claustro spirituale, su cui l’interno cielo dell’anima svolgerebbe un muto ritmo infinito, simile al palpito delle stelle sulla solenne maestà delle montagne." Giuseppe Vannicola (Montegiorgio, 18 novembre 1876 – Capri, 10 agosto 1915) è stato un violinista, traduttore, scrittore, poeta, giornalista ed editore italiano. È stato primo violino dell'orchestra del Teatro alla Scala di Milano, dove ha suonato anche con Arturo Toscanini. Sue sono le prime traduzioni italiane dei racconti di Oscar Wilde The Canterville Ghost e Lord Arthur Savile's Crime, edite nel 1914.Abbandonata la carriera di musicista, ha abbracciato per qualche tempo la vita religiosa come novizio nell'Abbazia di Montecassino.