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Quarant’anni passati in un lampo, volati via come foglie leggere. Ma il ricordo del Mundial ’82 è ancora vivo dentro ognuno di noi. Rossi che diventa Pablito con la tripletta al Brasile dei sogni, l’urlo di Tardelli, la gioia traboccante di Pertini nella notte dolce e infinita del Bernabeu. Immagini che sono parte di noi, patrimonio emotivo di un popolo innamorato del pallone. In questo libro vi racconto come un bambino, stregato dal calcio e della sua magia universale, coltivi e coroni il sogno di balzare da un cortile di periferia al cuore del Mundial più bello: quello che non si dimentica.…mehr

Produktbeschreibung
Quarant’anni passati in un lampo, volati via come foglie leggere. Ma il ricordo del Mundial ’82 è ancora vivo dentro ognuno di noi. Rossi che diventa Pablito con la tripletta al Brasile dei sogni, l’urlo di Tardelli, la gioia traboccante di Pertini nella notte dolce e infinita del Bernabeu. Immagini che sono parte di noi, patrimonio emotivo di un popolo innamorato del pallone. In questo libro vi racconto come un bambino, stregato dal calcio e della sua magia universale, coltivi e coroni il sogno di balzare da un cortile di periferia al cuore del Mundial più bello: quello che non si dimentica. Fermare il tempo, raccontare un’emozione che vale una vita. L’11 luglio 1982 l’Italia di Pablito Rossi e di Bearzot saliva sul tetto del mondo. Sulle volte del Santiago Bernabéu di Madrid un mare di azzurro. E in tribuna il presidente partigiano Sandro Pertini a saltare di gioia come un ragazzino. Ero lì, giovane inviato de “il Resto del Carlino”, a pochi metri da lui. Mi godevo quello spettacolo di gioia incontenibile, di orgoglio e passione, di spontaneità fanciullesca. Stavo fermando il tempo: dentro la retina e in fondo al mio cuore. Così mi è venuta la voglia di raccontare la storia di un bambino, innamorato del calcio e dello sport, che in pochi anni corona il suo sogno: dal grande Lev Yashin, scimmiottato maldestramente in un cortile di periferia, fino al tripudio del Bernabéu. Nel mezzo la mia vita che scorre, le suggestioni dell’infanzia, lo scudetto del Bologna, l’epopea di Radice e la ricca galleria dei personaggi incontrati lungo il percorso: Dante Canè, Pietro Mennea, il prete innamorato della boxe. E poi i grandi maestri del giornalismo: Alfeo Biagi, Giulio Cesare Turrini, Giampaolo Ormezzano; i miei mentori, Tino Neirotti, Metello Cesarini, Marco Guidi. E, su tutti, i colleghi amici che hanno reso indimenticabile questa storia di giornalismo e di passione.