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Esala gli ultimi respiri l’artista, dal fumo nell’oppio al fondo dell’assenzio, componendo liriche nel proprio morire. Chiede scusa della sua empatia, cerca un sollievo consumandosi in notturni invernali d’una casa di tolleranza. S’arrende al dolore della consapevolezza che l’ha costretto alla droga. E si lascia cadere come martire anarchico della lotta contro il potere. Fa seguito alla tetralogia del “Gothic Requiem” quest’attesa raccolta di poesie, nuovo e discusso lavoro di Giacomo F. Seccafien, logopedista e radiofonista. Noto per le proprie sperimentazioni musicali, il cantautore raccoglie qui in modo caleidoscopico e psichedelico il trauma dell’autodistruzione, in una chiave di lettura gotica e chimerica.