Quella alla finestra è una donna malinconica, forse un poco triste, senz'altro molto sola. È una donna che, probabilmente, non ha una vita sua. Così si diverte osservando le vite degli altri. La sua finestra si apre sulle stagioni che passano, e regala scorci di una Milano poetica, brulicante, sempre un po' diversa. La protagonista, in punta di piedi, ci guida nel suo mondo, ci invita a vedere con i suoi occhi. Dalla sua finestra, vede e sente ogni cosa: quello che le sfugge lo inventa, e l'equivoco rende le storie più affascinanti. Scrutando lo svolgersi della vita, la donna alla finestra misura la propria solitudine. Ogni tanto ci gioca, ci ride sopra, ma in filigrana la mancanza è evidente, non senza una certa spinta di erotismo trattenuto. La maternità inappagata, l'assenza di un marito, trovano una controparte sensuale e ironica nell'atto del "guardare" e, ancor di più, nell'immaginazione galoppante che anticipa e intuisce sempre più del dovuto, con trasporto, con impertinenza. Scrive la Nannipieri: "Quando si fa notte, e si abbassano le tende, l'intimità della casa fa comunella con la strada. Dall'alto si sente tutto quello che dicono in basso, e le discussioni degli altri diventano argomento di discussioni nostre. Risate di contentezza, litigi, insulti, tenerezze, amarezze. Tutto sale alle finestre, a intrattenere per un attimo chiunque ne sia incuriosito." E che sia talmente solo da aver poco altro da vivere.