L'opera teatrale del premio Nobel Dario Fo (1926-2016) è caratterizzata da una grande ambivalenza. I suoi detrattori lo accusavano di essere solamente un clown politico, ideologo e polemico, ignorando la rilevanza culturale dei suoi lavori, in cui ha esplorato le possibilità delle forme del teatro medievale e rinascimentale rielaborandone le tradizioni popolari per creare un teatro politico in forte continuità con il passato.
La presente raccolta di saggi vuole contribuire a gettare nuove prospettive di studio sull'opera di Fo e sulla dialettica che ha sviluppato tra politica e linguaggio teatrale nel panorama dei mass media. I contributi prendono in analisi come Fo e Franca Rame (1929-2013) insieme abbiano elaborato la sua riconoscibilissima modalità scenico-performativa, che si rifà alla giullarata medievale, alla commedia dell'arte, alla farsa, alla pantomima, e che si avvale di soluzioni linguistiche come il grammelot, nonché di una gestualità e di una mimica molto personali. Il discorso politico di Fo e la sua rilettura della storia emergono necessariamente come i grandi temi della raccolta.
La presente raccolta di saggi vuole contribuire a gettare nuove prospettive di studio sull'opera di Fo e sulla dialettica che ha sviluppato tra politica e linguaggio teatrale nel panorama dei mass media. I contributi prendono in analisi come Fo e Franca Rame (1929-2013) insieme abbiano elaborato la sua riconoscibilissima modalità scenico-performativa, che si rifà alla giullarata medievale, alla commedia dell'arte, alla farsa, alla pantomima, e che si avvale di soluzioni linguistiche come il grammelot, nonché di una gestualità e di una mimica molto personali. Il discorso politico di Fo e la sua rilettura della storia emergono necessariamente come i grandi temi della raccolta.
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