In queste pagine non si tratta del tí estí, l'ideale che cos'è delle cose, ma del loro darsi eventuale, l'ambiguo essere & non essere che l'esperienza riscontra in tutto ciò che accade. L'esistenza, come ognun sa, è eventuale, prevedibile/imprevedibile, essente/diveniente, razionale/istintiva, reale/virtuale ecc. Definire l'essere schematizzando l'eventuale è stato il pensiero-guida della razionalità occidentale, dai Greci a noi. Progetto grandioso ma destinato a fallire perché fondato sulla diairesi o logica oppositiva (o è o non è), la quale è funzionale alla costruzione di apparati concettuali e di macchine, ma dell'eventuale non sa aver ragione se non sopprimendolo. Per molto tempo del che cos'è si sono occupati i filosofi, ma il progetto di un sapere unitario, sottoposto a un'ontologia e a una logica dirimenti, non è andato in porto. Ora il sapere compete alle varie scienze che lo sezionano, ne descrivono aspetti, ma non sanno darcene una visione d'insieme. La filosofia, il desiderio di sapere/strutturare/controllare, ha trovato infine soddisfazione nelle tecniche. Ha però mancato il suo traguardo più ambizioso: offrire strumenti concettuali per una conoscenza inclusiva e non invasiva dell'esistenza, tal quale essa è vissuta non importa come, né dove, né quando, né da chi. Questo saggio propone un approccio diretto all'eventuale prima che il desiderio di sapere/potere imponga un modello e pretenda obbedienza.
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