Del origin et nobiltà del ballo (ca. 1620) del poligrafo Giulio Mancini (1559-1630) è un’opera tipica della letteratura utile in voga nella Roma aristocratica fra Cinque e Seicento. Scritto da un medico erudito ed esperto d’arte, il trattato è fonte preziosa per la ricostruzione storica del paradigma culturale classicista, che comprende: l’educazione del nobile a una seconda natura comportamentale; il fondamento della società della grazia e delle buone maniere; l’ordinamento e la riduzione ad arte del sapere tecnico e pratico. Confortato dall’esempio degli Antichi, Mancini contribuisce a questo paradigma con le sue idee sulla medicina, l’arte e in particolare la danza: se certamente la conservazione della salute è un valore predicato come universale, l’ideale di una vita sana, buona e beata, scandita dall’esercizio corporeo del ballo onesto, a sua volta coniugato con la contemplazione della pittura, è per Mancini appannaggio dei nobili, la cui fortuna consente di collezionare preziose opere d’arte, capaci di offrire svago al corpo e sollievo all’anima.