Della dissimulazione onesta è un saggio morale scritto da Torquato Accetto (1598 ca. - 1640).
Meditando sul conformismo e sull'ipocrisia della società del suo tempo, l'autore si interroga su quale possa essere la risposta e la reazione dell'uomo onesto. Accetto vuole dimostrare che la dissimulazione, quando si identifica con la prudenza e non giunge alla volgare menzogna, diventa nelle mani del saggio un'arma per difendersi dall'oppressione dei potenti. Il saggio quindi tratta della dialettica contrastante fra realtà e apparenza, mettendo in evidenza che il dissimulare non è dire il falso, bensì una virtù che ci permette di dimostrare meno cose di quello che dovremmo o vorremmo. Il contrario è il simulare: dire cose in più, allontanandosi dalla realtà. La dissimulazione, comunque, non deve mai essere un'attività lunga e prolungata, ma deve essere soltanto un breve riposo della mente, poiché si rischierebbe di allontanarsi dalla realtà.
Meditando sul conformismo e sull'ipocrisia della società del suo tempo, l'autore si interroga su quale possa essere la risposta e la reazione dell'uomo onesto. Accetto vuole dimostrare che la dissimulazione, quando si identifica con la prudenza e non giunge alla volgare menzogna, diventa nelle mani del saggio un'arma per difendersi dall'oppressione dei potenti. Il saggio quindi tratta della dialettica contrastante fra realtà e apparenza, mettendo in evidenza che il dissimulare non è dire il falso, bensì una virtù che ci permette di dimostrare meno cose di quello che dovremmo o vorremmo. Il contrario è il simulare: dire cose in più, allontanandosi dalla realtà. La dissimulazione, comunque, non deve mai essere un'attività lunga e prolungata, ma deve essere soltanto un breve riposo della mente, poiché si rischierebbe di allontanarsi dalla realtà.