I saggi raccolti in questo volume sono il prodotto delle ricerche di circa quindici anni e sono risistemati in modo da evidenziare i due filoni che le hanno caratterizzate. Nella prima parte sono ricostruite le politiche di gestione dell'immigrazione, cercando di evidenziare come, al di là della retorica, esse non siano state guidate dal disegno di consentire un afflusso regolare di migranti che si potessero integrare nel tessuto sociale. Al contrario, sono state caratterizzate dalla creazione di numerosi ostacoli che hanno reso impervio questo processo, favorendo un'integrazione subordinata, affidata al singolo migrante, come un suo problema, un suo guaio privato: un'integrazione da sviluppare in gran parte da solo, partendo da uno status precario, se non irregolare, che lo priva di ogni forza contrattuale e rende difficile la costruzione di una rete sociale. Questa scelta caratterizza il governo delle migrazioni nel nostro paese da oltre trent'anni, dalla "legge Martelli". Essa è stata sviluppata, prima, predisponendo criteri di ingresso per motivi di lavoro, nel concreto, impraticabili, poi, ostacolando la piena integrazione dei richiedenti asilo, lasciandoli per anni in uno stato di precarietà, in cui sono additati come "scrocconi" del benessere occidentale. Queste politiche sono state praticate per soddisfare le preoccupazioni di una maggioranza, dapprima, soddisfatta e, poi, spaventata, che ha visto il suo benessere messo, progressivamente, in crisi dalla globalizzazione. Invertendo la retorica e la filosofia della storia che ha caratterizzato la politica moderna, abbiamo trasformato la democrazia da un meccanismo includente e a uno escludente, favorendo un'integrazione subordinata e non egualitaria. Abbiamo costruito una società in cui il "nostro" benessere è basato sullo sfruttamento dei migranti. La seconda parte del volume contiene invece una serie di saggi che tentano di articolare alcuni elementi presenti all'interno del nostro ordinamento giuridico per andare "in direzione ostinata e contraria", difendendo, attraverso il diritto, i diritti dei migranti, contrastando la loro subordinazione neo-schiavista. Emilio Santoro, Professore di Filosofia e Sociologia del diritto presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università di Firenze, insegna nello stesso Ateneo anche diritto degli stranieri e argomentazione giuridica. È fondatore e direttore del "L'altro diritto, centro interuniversitario di ricerca su carcere, devianza, marginalità e governo delle migrazioni" che riunisce 14 Atenei italiani. Fa cose, vede gente e ogni tanto scrive.
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