“Yo soy puta”. Comincia così la lunga confessione di Roxana Maria, figlia della profonda provincia cubana di fine anni ’70. Nata in una famiglia per metà cattolica e per metà dedita alla stregoneria, la niña Maria sogna di diventare un’artista. Ben presto però si deve confrontare con un padre autoritario che la vuole medico e poi con la vita che la spinge sempre più a soddisfare la sua indomabile curiosità verso il genere maschile. “Non sono né medico né artista, sono puta” urla al padre durante una delle tante discussioniAdolescente ribelle ed irrequieta si allontana da casa per conoscere da sola come è fatto il mondo e vivere la vita a modo suo. All’Avana frequenterà l’ambiente ricco ed internazionale dei turisti stranieri, quando tornerà al suo paese un anno dopo, è una donna-bambina piena di esperienza che sta per diventare madre. La sua vita libera e fuori controllo alimenta in paese una cattiva fama, le malelingue arrivano ad accusarla di aver portato in paese l’AIDS.La sorella omosessuale la farà avvicinare alla comunità gay che vive ai margini della società. “Los maricónes son amigos de la putas”, i gay sono amici delle troie, ed è proprio in nome di questa amicizia che Roxana sfiderà tutto il paese organizzando il più grande spettacolo di trasformismo che si sia mai visto da quelle parti, dove sfileranno e canteranno, vestiti da donna tutti i gay dell’intera provincia di Matanzas.A 30 anni Roxana entrerà così nella religione Yoruba, ma qualcosa durante la settimana di riti di iniziazione va storto, e la religione diventa maledizione. Puttana per il paese e santera senza benedizione, Roxana continua a collezionare esperienze sessuali di ogni tipo con decine di uomini ma anche con Alvaro e Margarita con i quali fa l’amore a tre per la prima volta.