Un dialogo fatto di voci, di gesti, di timidi balbettii, di muti sguardi tra un padre e il suo bambino, parole che dal chiasso di una casa viva mutano forma nella contemplazione della poesia. Il tempo si ferma al momento della venuta al mondo del nuovo figlio; Dio si dimentica di far sbocciare l’inverno, poiché tutti gli sguardi si posano su una stanza d’ospedale, sui volti della madre e della sua creatura. In “Di padre in giglio” Negrato racconta quali sono il segreto e la meraviglia di qualunque paternità.
“Il nocciolo della missione poetica propugnata dall’autore sembra, dunque, ricondursi alla volontà dello stesso di rendersi testimone e sostenitore di un poiesis che disdegna le tenebre e la mortificazione nel dolore, mirando, invece, alla luce, che si fa elogio alla vita e che è gloria in ogni nome di chi è venuto al mondo grazie ad un atto d’amore” (dalla prefazione di Stefania Giammillaro).
“Il nocciolo della missione poetica propugnata dall’autore sembra, dunque, ricondursi alla volontà dello stesso di rendersi testimone e sostenitore di un poiesis che disdegna le tenebre e la mortificazione nel dolore, mirando, invece, alla luce, che si fa elogio alla vita e che è gloria in ogni nome di chi è venuto al mondo grazie ad un atto d’amore” (dalla prefazione di Stefania Giammillaro).