Usando la parentesi nel contesto del titolo l’autore sembra voler celiare (dialetto=diletto) sul contenuto dell’opera, che è costituita da due parti in simbiosi, anche se ad un esame superficiale apparenti di natura diversa. La prima è una riedizione del Dizionarietto etimologico viterbese, già in E mo’ parlo io (Sette Città, Viterbo 2008), riveduto, ampliato e corretto, ed ora più opportunamente definito come glossario, mentre la seconda è costituita dall’intera raccolta di articoli pubblicati nelle pagine culturali di un quotidiano viterbese ogni lunedì durante il 2009 nella rubrica, appunto, di(a)lettando che attraverso l’analisi etimologia e semantica di una serie di voci del glossario e con il contributo dei lettori ci offre una serie di piccoli racconti di vita paesana, evidenziando come le parole siano state, siano e saranno il segno dei tempi e come il dialetto ben si presti a questa interpretazione.