Forse a tutti, prima o poi, capita di domandarsi se sia meglio fidarsi o no. La saggezza popolare ha creato il proverbio "fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio". Che cosa può dire la filosofia a questo proposito? Perché siamo spesso tentati di diffidare e nello stesso tempo sentiamo un bisogno profondo di dare fiducia e di essere considerati degni di fiducia? Questo libro intende porsi questi problemi. Nella prima parte si spiegano i presupposti filosofici che sono utili per indagare il tema della fiducia, nella seconda si presentano i diversi fenomeni legati alla fiducia, ad esempio la distinzione tra fiducia come risposta, propensione a fidarsi, fiducia come relazione reciproca, clima di fiducia, crisi della fiducia. In seguito, si esaminano diversi tipi di fiducia, quella in sé stessi, quella verso le entità impersonali, quella verso gli altri e quella nelle organizzazioni. Nella terza parte, invece, si cerca di dimostrare che il problema se fidarsi o no si può affrontare solo se si intende la fiducia come un fenomeno che ha un peso morale. Solo in questo caso, è possibile comprendere il significato etico delle crisi della fiducia e del tentativo di ripararle e quali siano le qualità morali che favoriscono la fiducia. La conclusione alla quale si può giungere, dunque è che la fiducia è un bene, ma fragile. Imparare a fidarsi richiede di sviluppare abilità cognitive e affettive e la fiducia manifesta le capacità della persona di trascendere sé stessa e donarsi agli altri. Solo al termine di questo percorso si può sostenere la tesi del titolo: diffidare può essere bene, ma fidarsi è un bene superiore, perché la fiducia è un cardine fondamentale della vita della persona.