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Per comprendere bene questa raccolta di poesie di Damiano Cabassi ed entrare nel vivo del suo spirito occorre partire da una frase che l’autore pone come anticipazione alla sua silloge: Scrivo camminando, cammino per scrivere. Queste parole, infatti, esprimono una sorta di programma poetico-esistenziale nel quale si tenta di realizzare un circolo virtuoso tra il camminare, ovvero il vivere la natura e osservarne la bellezza, e lo scrivere. È in questo modo che si cerca di tradurre nei versi ciò che il cammino offre agli occhi di Cabassi e nello stesso tempo utilizzare la scrittura come stimolo…mehr

Produktbeschreibung
Per comprendere bene questa raccolta di poesie di Damiano Cabassi ed entrare nel vivo del suo spirito occorre partire da una frase che l’autore pone come anticipazione alla sua silloge: Scrivo camminando, cammino per scrivere. Queste parole, infatti, esprimono una sorta di programma poetico-esistenziale nel quale si tenta di realizzare un circolo virtuoso tra il camminare, ovvero il vivere la natura e osservarne la bellezza, e lo scrivere. È in questo modo che si cerca di tradurre nei versi ciò che il cammino offre agli occhi di Cabassi e nello stesso tempo utilizzare la scrittura come stimolo per il cammino.

Damiano Cabassi è nato nel 1986 a Reggio Emilia e vive attualmente nella periferia reggiana. Nonostante la sua disabilità, grazie alla sua caparbietà e tenacia nel 2013 ha conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università Unimore. Nello stesso anno pubblica la sua prima raccolta di poesie intitolata Sdèsdet. Tutto ciò che la scrittura eterna può raggiungere. Collaborando a un progetto europeo sulla realtà dell’inserimento dei ragazzi disabili nelle scuole ha raccolto il materiale per la sua tesi di laurea che viene pubblicata dalla Eai (Edizioni Accademiche Italiane) con il titolo Inclusione ed esclusione a scuola. Sfide per delle coscienze collettive. La sua esperienza Scout lo porta oggi a dedicarsi ai problemi ambientali e alla natura, anche attraverso il camminare a piedi nudi come forma di libertà e vicinanza alla terra madre.