Distici raccoglie componimenti poetici di strofe formate da coppie di versi. In ogni poesia Paolo Truffelli svolge con rigore un soggetto, un'idea, il pensiero di un oggetto, di qualcosa che incanta e che reclama l'attenzione anche se per poco tempo: L'odore è l'ombra che ti proietti addosso / quando ti sprofondi nella tua camera. / L'odore che hai adesso non è più il tuo; / non è più il tuo l'odore che hai addosso.
Ancora: C'è un ticchettio che non si arresta, / sbatte nelle pareti della testa. / Ti lacera il cervello poco a poco / continua senza sosta a rintoccare.
Gli oggetti animati, inanimati, inconsistenti e concreti che appaiono in ogni distico sono ossessioni che bucano il pensiero, costruiscono mondi dove ogni cosa è fatta per tornare, sotto una forma diversa attraverso l'azione delle parole che, come sguardi, ne cambiano la sostanza.
Dentro la mia scatola muta, il tempo / è una pianura sotto nubi immobili, / è un'ombra concisa di fronde spesse / è un informe paradiso demente / e questi muri sono il suo regno.
In questa strofa di Voci del regno il registro è cambiato, ma si ritrova sotto l'aspetto di un elenco la tensione che nei Distici porta il soggetto, il tempo, a farsi sostanza. il tempo di Voci del regno - che Regno? - è la voce che sta dentro una scatola muta.
La raccolta gira attorno a figure diverse, a una mamma invocata, abbandonata, che è andata via. Alla mamma il poeta dedica i pensieri di un diario, le azioni, il desiderio di compiere un gesto: Questa mattina ho aperto gli occhi e il letto / era pieno di sole e io ho pensato / di andarmene da questo brutto posto / così, in pigiama, mentre gli altri dormono.
Poi però rimane, accanto a questa mamma.
Altre voci in questo regno descrivono paesaggi silenziosi e bui, fatti per un'attesa.
Ancora: C'è un ticchettio che non si arresta, / sbatte nelle pareti della testa. / Ti lacera il cervello poco a poco / continua senza sosta a rintoccare.
Gli oggetti animati, inanimati, inconsistenti e concreti che appaiono in ogni distico sono ossessioni che bucano il pensiero, costruiscono mondi dove ogni cosa è fatta per tornare, sotto una forma diversa attraverso l'azione delle parole che, come sguardi, ne cambiano la sostanza.
Dentro la mia scatola muta, il tempo / è una pianura sotto nubi immobili, / è un'ombra concisa di fronde spesse / è un informe paradiso demente / e questi muri sono il suo regno.
In questa strofa di Voci del regno il registro è cambiato, ma si ritrova sotto l'aspetto di un elenco la tensione che nei Distici porta il soggetto, il tempo, a farsi sostanza. il tempo di Voci del regno - che Regno? - è la voce che sta dentro una scatola muta.
La raccolta gira attorno a figure diverse, a una mamma invocata, abbandonata, che è andata via. Alla mamma il poeta dedica i pensieri di un diario, le azioni, il desiderio di compiere un gesto: Questa mattina ho aperto gli occhi e il letto / era pieno di sole e io ho pensato / di andarmene da questo brutto posto / così, in pigiama, mentre gli altri dormono.
Poi però rimane, accanto a questa mamma.
Altre voci in questo regno descrivono paesaggi silenziosi e bui, fatti per un'attesa.