Introduzione di Alessandra Riccio
Cura e traduzione di Barbara Troiano e Giorgio Di Dio
Edizione integrale
Frutto del disinganno e dell’abisso che l’epoca ha scavato fra realtà quotidiana e grandezza imperiale, il Don Chisciotte è unanimemente annoverato tra i classici della cultura occidentale. Nata dalla fantasia di Miguel de Cervantes, mentre era rinchiuso nel carcere di Siviglia, la storia del cavaliere errante e del suo fido scudiero Sancho Panza, che si svolge durante il regno di Filippo III di Spagna, ci induce a percorrere un itinerario al tempo stesso cavalleresco, etico, letterario, sociale e sentimentale. In una miscela dei generi narrativi in voga, Cervantes supera il canone letterario, la norma unitaria, l’esclusione di temi e realtà, per comporre un mondo in cui nulla di umano è estraneo alla sua sensibilità. Sfortunato e grande scrittore, Cervantes ha lavorato sul linguaggio componendo il primo romanzo moderno e al tempo stesso portando a maturità una lingua che si sarebbe poi diffusa oltremare, grazie alla vitalità che ha saputo darle il serrato dialogo tra il cavaliere e lo scudiero, eroi strampalati e umanissimi.
Miguel de Cervantes S.
Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616) ebbe un’esistenza lunga e travagliata. Lasciata la natia Spagna per fuggire in Italia, si dedicò alla carriera militare. Durante una navigazione al largo di Napoli fu assalito dai corsari e venduto in Algeria come schiavo. Dopo numerosi tentativi di fuga falliti, fu riscattato solo anni dopo e poté finalmente fare ritorno in Spagna. Qui si sposò e visse a Siviglia fino al 1600, sperimentando diversi impieghi tra cui quello di commissario per l’approvvigionamento dell’Invincible Armada. Fu diverse volte in carcere e infine coinvolto e indagato per l’assassinio di un cavaliere. Trascorse gli ultimi anni della sua vita alla corte di Filippo III, a Madrid. Di Cervantes la Newton Compton ha già pubblicato Novelle esemplari
Cura e traduzione di Barbara Troiano e Giorgio Di Dio
Edizione integrale
Frutto del disinganno e dell’abisso che l’epoca ha scavato fra realtà quotidiana e grandezza imperiale, il Don Chisciotte è unanimemente annoverato tra i classici della cultura occidentale. Nata dalla fantasia di Miguel de Cervantes, mentre era rinchiuso nel carcere di Siviglia, la storia del cavaliere errante e del suo fido scudiero Sancho Panza, che si svolge durante il regno di Filippo III di Spagna, ci induce a percorrere un itinerario al tempo stesso cavalleresco, etico, letterario, sociale e sentimentale. In una miscela dei generi narrativi in voga, Cervantes supera il canone letterario, la norma unitaria, l’esclusione di temi e realtà, per comporre un mondo in cui nulla di umano è estraneo alla sua sensibilità. Sfortunato e grande scrittore, Cervantes ha lavorato sul linguaggio componendo il primo romanzo moderno e al tempo stesso portando a maturità una lingua che si sarebbe poi diffusa oltremare, grazie alla vitalità che ha saputo darle il serrato dialogo tra il cavaliere e lo scudiero, eroi strampalati e umanissimi.
Miguel de Cervantes S.
Miguel de Cervantes Saavedra (1547-1616) ebbe un’esistenza lunga e travagliata. Lasciata la natia Spagna per fuggire in Italia, si dedicò alla carriera militare. Durante una navigazione al largo di Napoli fu assalito dai corsari e venduto in Algeria come schiavo. Dopo numerosi tentativi di fuga falliti, fu riscattato solo anni dopo e poté finalmente fare ritorno in Spagna. Qui si sposò e visse a Siviglia fino al 1600, sperimentando diversi impieghi tra cui quello di commissario per l’approvvigionamento dell’Invincible Armada. Fu diverse volte in carcere e infine coinvolto e indagato per l’assassinio di un cavaliere. Trascorse gli ultimi anni della sua vita alla corte di Filippo III, a Madrid. Di Cervantes la Newton Compton ha già pubblicato Novelle esemplari