Da un dialogo con Luigi Bergamaschi L’epopea di una piccola squadra di pallacanestro, costituita all’interno di un oratorio della provincia milanese alla fine degli anni Sessanta, dalla caparbietà di un prete e la passione di un adolescente di nome Luigi. Da quel primo embrione, la formazione del Basket Arese nel giro di due decadi scala tutte le classifiche nazionali fino alla serie maggiore, disegnando una delle parabole più sorprendenti del basket italiano. Nei tanti dream teams che si avvicendano, insieme a campioni meno noti, come: Basilico, Sarti, Audrino, Cenisio, Rossetti, Ongari, Della Monica, Noli, Maspero lasciano un segnale indelebile tanti protagonisti del panorama nazionale: Blasi, Lana, Della Flora, Baldi, Polesello, Anchisi, Portaluppi, non meno dei nomi che stupiscono la pallacanestro italiana giunti dalla prestigiosa Nba come: Floyd Allen, Danny Vranes, Darryl Middlenton, Adrian Dantley, Popeye Jones e John Fox. Ma è anche la storia di un’intera comunità, quella di Arese. L’orgoglio di una piccola cittadina rimasta nell’anonimato fino a quando non viene scelta come sede dell’Alfa Romeo, divenendo così parte della storia mondiale dell’automobilismo. Squadra e fabbrica sembrano crescere costituendo, insieme, una sorta di età dell’oro, fino a quando le avventure finanziarie dell’una e la deindustrializzazione non contribuiscono alla fine di quella magia. Attraverso gli occhi e la memoria di Luigi Bergamaschi, mitico coach dell’Aresium Milano, con il pathos della costruzione narrativa, questa storia può essere definitivamente tramandata.