In uno dei miei viaggi mi trovai a visitare Napoli, cittä strordinaria di cui volevo assaporare la bellezza delle arti, le cattedrali e i monumenti, e cosi grazie al consiglio di uno sconosciuto signore feci escursione alla chiesa di Santa Maria La Nova dove, opinione di molti, si dice sia sepolto il feretro di Vlad tepes III signore della Valacchia, conosciuto meglio come Dracula, il Nosferato, l'Impalatore crudele assetato di sangue.Entrai pervaso da una sottile inquietitudine e da un'atmosfera gelida che le antiche sacre mura emanavano. Più mi avvicinavo alla tomba più aumentava l'ansia, un tremore attraverso' come una scossa tutto il mio corpo, e sudai freddo. Poggiai la mano ad una colonna e mi resi conto di avere la gola secca, le mani bagnate, una sensazione che non mi era mai capitata nel visitare luoghi remoti. Il mio sguardo cadde in direzione dell'ombra scura che la colonna proiettava lungo il pavimento, ombra dalla quale fuoriusciva un vapore, o meglio una verdastra bruma fosforescente che prese forma umana. Riconobbi con stupore che si trattava del fantasma di Dracula, figura sublime e principesca, terribile e mostruosa tanto che il solo ricordo di quell'evento sconvolge la mia anima, scatena latenze insopprimibili da far tremare il mio cuore.Dracula appare tre volte, come sopra predetto, dentro il chiostro sito in piazza Santa Maria La Nova, poi la sera del 2 novembre davanti le cinta murarie del cimitero di un paesino di cui è saggio tacerne il nome, e per ultima nella notte del 6 giugno del 2014 dentro un cortile fianco ad una fontanella in quartiere cittadino della .L'orante parlò io ascoltai esterrefatto , entrando nel suo mondo, nei meandri del suo regno fitto di nebbie e brulicanti foreste, popolato da creature ululanti spaventose e da vetusti castelli di mirabile stile e bellezza, volle mostrare ai miei occhi frammenti di vissuto privato e accadimenti efferati di pubblico dominio.Un racconto pervaso da visioni, immaginifico e allucinato, romantico e sublime talvolta, di un guerriero, un principe, un non morto che mi dice, mi mostra, trasfigurandosi nel volto a secondo delle emozioni e dei sentimenti provati Transilvania. Si dice che per qualche ragione incomprensibile che i morti ritornano, io non ho mai presto fede a tale fantasie, ma è quello che mi è accaduto.