La fondazione dell’ermeneutica di Hans Georg Gadamer cade in due aporie argomentative. La prima è che la difesa della verità dell’umanesimo contro le sabbie mobili del positivismo, astratto e disumano, porta Gadamer a considerare unicamente il medium del linguaggio classico di tipo relazionale, interpretativo, come previsto dalla medesima verità esplicativa, perché costitutivo della stessa essenza dell’uomo. Innanzitutto, l’uomo entrerebbe in relazione; solo poi definirebbe e distinguerebbe. Ora, il tipo di argomentazione non può essere falsificata, perché storica, ponendosi su un altro piano che quello della veridicità o meno delle affermazioni fatte sulla realtà presa in esame. Così facendo, non si affronta il problema posto analiticamente nei termini della petizione di verità delle tesi positiviste, con un argomento di tipo valoriale, umanistico, che non fa altro infine che approfondire il solco tra scienze della natura e scienze dello spirito. Se poi si guarda l’argomento valoriale che starebbe alla base di un verità ermeneutica, non viene minimamente considerata la capacità prettamente morale dell’ethos dell’uomo di annientare il proprio simile, violentemente. La cultura classica con i suoi valori si impone di per sé, senza possibilità di non esistere, perché basata sulla fragile realtà storica dell’uomo. Questa la seconda aporia.