I versi raccontano l’esperienza vissuta nell’agosto del 1998 a Bucarest. La Romania che ho potuto toccare è stata ben poca cosa per azzardare una sua conoscenza. Più esatto parlare di una carrellata di emozioni, di sguardi talvolta affrettati soprattutto nella zona più difficile della capitale. Quasi un sonno lungo due settimane di cui mi sono rimasti dei frammenti, delle sensazioni paragonabili a schegge conficcate nella memoria in modo confuso e disordinato. Ho voluto che rimanessero tali: pezzi di un contatto epidermico, superficiale anche se ho tentato, come gli altri ragazzi del gruppo, di andare oltre l’esperienza sensibile, al di là di ciò che toccavo con mano per vivere fino in fondo ogni momento della giornata. Soprattutto ho voluto lasciare i contrasti, i dubbi, i puzzle che non coincidevano come note disgiunte in spartiti ricomposti in ordine errato.