Cosa vuol dire essere ebrea? Perché l'appartenenza a tale religione si è rivelata così a lungo problematica nel corso dei secoli, arrivando a sfiorare l'abisso nel corso del Novecento? Queste domande rappresentano il punto di partenza attraverso il quale l'autrice prova ad affrontare una questione non risolta, in un intenso racconto autobiografico sul come, da un giorno all'altro, si è costretti a diventare qualcun altro. Aleksandra Kurczab è nata 83 anni fa a Leopoli, dopo una fuga da Cracovia presa allora dalle truppe hitleriane. Scampati dall'invasione dei bolscevichi, i quali sulla base del patto Ribbentrop-Molotov invasero la Polonia (e allora Leopoli faceva parte della Polonia), i suoi genitori decisero di rimpatriare, nascondendosi dalle parti della Cracovia occupata. Per cinque lunghi anni ogni giorno significava ancora un giorno di vita per loro, ebrei. I tempi di stalinismo, con la sua depravazione ed oppressione segnavano le giornate difficili ma almeno meno pericolose di prima. Crescendo è diventata attrice di teatro, cantante e operatrice culturale, fino all'anno 1968, quando, dopo un'ennesima ondata di antisemitismo, è dovuta scappare dalla Polonia, trovando accoglienza e appoggio in Italia, specie nell'ambiente culturale: Ignazio Silone, Nicola Chiaromonte, Federico Fellini, Mario Missiroli e tutto l'ambiente dell'Accademia d'Arte Drammatica della quale è stata allieva. Diventata attrice italiana, poi regista, il più grande successo l'ha conseguito con la regia di Giobbe secondo il testo di Karol Wojtyla, delle cui opere in edizione integrale, pubblicate dalla Libreria Editrice Vaticana, è stata traduttrice insieme con la grande poetessa Margherita Guidacci Pinna. Lo spettacolo è stato messo in scena con la compagnia di Ugo Pagliai e Paola Gassman alla XXXIX Festa del Teatro Popolare a S. Miniato e poi a Rimini. Con suo marito, il prof. Jerzy Pomianowski (professore delle Università di Pisa, Firenze, Roma e Bari), uno dei più eminenti conoscitori della letteratura russa, traduttore di tutte le opere di Isaak Babel, di Aleksandr Solzenicyn, delle poesie di Anna Achmátova e di Osip Mandel'štam, ha anche presentato al pubblico italiano diverse sfaccettature della ricca cultura letteraria, teatrale e cinematografica polacca.
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