Il volume Educazione, società, valori è il frutto della collaborazione tra due gruppi di ricerca, uno dell’Università Cattolica di Milano e l’altro della Università Europea di Radom. Studiosi italiani e polacchi hanno riconosciuto di avere – accanto alle proprie peculiarità – anche molti elementi comuni e, essendo desiderosi di promuovere l’amicizia e la cooperazione, hanno deciso di riflettere sullo stesso tema – il nesso esistente tra società e valori – e di farlo dal medesimo punto di vista, quello dell’educazione.
Hanno potuto concretamente verificare di avere davanti sfide molto simili e una sensibilità comune. Sul primo versante, si tratta essenzialmente di non cedere alla deriva tecnicista che conduce ad abbracciare uno stile di vita consumista e funzionale. Per evitare questo, che ha conseguenze gravi e negative in campo educativo, sia i ricercatori polacchi che quelli italiani hanno identificato nel riconoscimento dei valori la risorsa per educare le virtù ossia la capacità di agire bene. Questa è la condizione per alimentare l’umanesimo ossia il riconoscimento della centralità dell’essere umano che costituisce uno dei maggiori doni che l’evangelizzazione ha fatto all’umanità: quello della persona come “bene”.
A partire da sensibilità diverse, orizzonti di ricerca originali e specifici approcci scientifici, i contributi raccolti in questo testo hanno il loro baricentro nel riconoscimento della persona come punto di riferimento per la pratica educativa e valore portante dell’intera società. La persona umana è un valore comune perché identifica colui che nel mondo ha la responsabilità di agire bene non solo per il proprio, ma anche per l’altrui vantaggio. Questa originalità umana corrisponde alla identità etica della persona ossia al fatto che la persona è l’unico vivente corporeo dotato di libertà, per questa ragione di dignità. Ma la libertà della persona non riguarda solo il singolo perché l’essere umano è strutturalmente relazionale. È interessante notare che, tra le specie viventi, solo l’essere umano accudisce anche l’adulto bisognoso e il malato oltre al cucciolo. L’evidenza di questo è antichissima e alcuni ritrovamenti archeologici hanno mostrato che questo accadeva anche alle più antiche specie umane, ad esempio ai Neanderthaliani. Per quale motivo? Per il fatto che l’essere umano, essendo libero, sa elevarsi al di sopra di ciò che si identifica in chiave funzionale, giungendo a riconoscere e a fare ciò che è essenziale perché buono. I valori, all’interno della società, servono a questo: orientare le azioni pubbliche e private al bene. La loro attinenza sociale non è solamente congiunturale, ma essenziale in quanto, rispecchiando la libertà umana, alludono alla responsabilità che ogni persona ha in merito a tutti i suoi simili. Il nesso tra valori e società è quindi essenziale e, in ultima analisi, rimanda ancora ad una delle più antiche domande che l’umanità si è sentita rivolgere, quella che troviamo nel libro del Genesi: “Dov’è tuo fratello?”. L’educazione, sia laica sia cattolica, non può prescinderne perché in essa si gioca l’originalità dell’essere umano come “vivente strutturalmente relazionale”.
Hanno potuto concretamente verificare di avere davanti sfide molto simili e una sensibilità comune. Sul primo versante, si tratta essenzialmente di non cedere alla deriva tecnicista che conduce ad abbracciare uno stile di vita consumista e funzionale. Per evitare questo, che ha conseguenze gravi e negative in campo educativo, sia i ricercatori polacchi che quelli italiani hanno identificato nel riconoscimento dei valori la risorsa per educare le virtù ossia la capacità di agire bene. Questa è la condizione per alimentare l’umanesimo ossia il riconoscimento della centralità dell’essere umano che costituisce uno dei maggiori doni che l’evangelizzazione ha fatto all’umanità: quello della persona come “bene”.
A partire da sensibilità diverse, orizzonti di ricerca originali e specifici approcci scientifici, i contributi raccolti in questo testo hanno il loro baricentro nel riconoscimento della persona come punto di riferimento per la pratica educativa e valore portante dell’intera società. La persona umana è un valore comune perché identifica colui che nel mondo ha la responsabilità di agire bene non solo per il proprio, ma anche per l’altrui vantaggio. Questa originalità umana corrisponde alla identità etica della persona ossia al fatto che la persona è l’unico vivente corporeo dotato di libertà, per questa ragione di dignità. Ma la libertà della persona non riguarda solo il singolo perché l’essere umano è strutturalmente relazionale. È interessante notare che, tra le specie viventi, solo l’essere umano accudisce anche l’adulto bisognoso e il malato oltre al cucciolo. L’evidenza di questo è antichissima e alcuni ritrovamenti archeologici hanno mostrato che questo accadeva anche alle più antiche specie umane, ad esempio ai Neanderthaliani. Per quale motivo? Per il fatto che l’essere umano, essendo libero, sa elevarsi al di sopra di ciò che si identifica in chiave funzionale, giungendo a riconoscere e a fare ciò che è essenziale perché buono. I valori, all’interno della società, servono a questo: orientare le azioni pubbliche e private al bene. La loro attinenza sociale non è solamente congiunturale, ma essenziale in quanto, rispecchiando la libertà umana, alludono alla responsabilità che ogni persona ha in merito a tutti i suoi simili. Il nesso tra valori e società è quindi essenziale e, in ultima analisi, rimanda ancora ad una delle più antiche domande che l’umanità si è sentita rivolgere, quella che troviamo nel libro del Genesi: “Dov’è tuo fratello?”. L’educazione, sia laica sia cattolica, non può prescinderne perché in essa si gioca l’originalità dell’essere umano come “vivente strutturalmente relazionale”.