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Bachelor Thesis from the year 2014 in the subject Romance Studies - Italian and Sardinian Studies, , language: Italian, abstract: Riccardo Bauer nacque a Milano il 6 gennaio 1896, figlio secondogenito di un cittadino boemo (perciò suddito austriaco) che sul finire del secolo scorso si era stabilito a Milano per ragioni commerciali e aveva sposato Giuseppina Cairoli, maestra nata a Mortara, in Lomellina. Terminati gli studi al Cattaneo, Bauer si iscrisse alla Bocconi proprio quando scoppiò la prima guerra mondiale. Fu subito promotore del movimento che chiedeva la chiusura delle università…mehr

Produktbeschreibung
Bachelor Thesis from the year 2014 in the subject Romance Studies - Italian and Sardinian Studies, , language: Italian, abstract: Riccardo Bauer nacque a Milano il 6 gennaio 1896, figlio secondogenito di un cittadino boemo (perciò suddito austriaco) che sul finire del secolo scorso si era stabilito a Milano per ragioni commerciali e aveva sposato Giuseppina Cairoli, maestra nata a Mortara, in Lomellina. Terminati gli studi al Cattaneo, Bauer si iscrisse alla Bocconi proprio quando scoppiò la prima guerra mondiale. Fu subito promotore del movimento che chiedeva la chiusura delle università durante il conflitto per non favorire gli imboscati: a suo giudizio l’impero asburgico, impedendo il riconoscimento delle singole nazionalità, impediva il loro sviluppo culturale e la loro libertà. Allo scoppio della guerra, Bauer era stato subito interventista; anzi, benché avverso a “ogni esaltazione nazionalistica”, aveva affrettato le pratiche per ottenere la cittadinanza italiana (essendo figlio di un cecoslovacco), ma non gli era stato permesso di partire volontario. Comunque, di lì a poco era stato chiamato di leva e spedito all’Accademia di Torino per il corso ufficiali, e poi al fronte per l’artiglieria di montagna con il grado di tenente. Colpito al capo una prima volta il 24 giugno 1916, aveva voluto riprendere servizio nel secondo Reggimento di artiglieria di montagna, prendendo parte anche all’azione dell’Ortigara. Il 17 novembre 1917, dopo il terribile disastro di Caporetto, aveva riportato una grave ferita sul Monte Tomba: un proiettile gli era rimasto conficcato nella scapola fratturata, e ne subirà le conseguenze anche durante gli anni di carcere. Eppure, nonostante il giudizio durissimo sulla “massacrante e stupida condotta della guerra, nella quale migliaia di uomini erano stati sacrificati con una tattica frontale che solo l’inerzia dello Stato Maggiore dei Pollio e dei Cadorna poteva spiegare”, aveva ripreso volontariamente a combattere nella tarda estate del 1918, e solo nel giugno del 1919 aveva ottenuto il congedo definitivo, portandosi a casa una medaglia di bronzo al valore, due croci di guerra ed un encomio solenne.