Si può essere campioni in tanti modi. Andy Roddick lo è stato a pieno titolo, ma forse soltanto per il pubblico americano che lo ha visto conquistare nel 2003 gli Us Open e di lì a poco diventare numero uno della classifica mondiale. Per il resto degli appassionati, Roddick è stato il tennista che ha tentato di sconfiggere Federer senza riuscirvi, quello che ha perso la coincidenza per far parte dei Fab Four (Federer ovviamente, con Nadal, Djokovic e Murray) che stanno ancora dominando la scena mondiale; il tennista che ha smarrito su una volée alta, che sarebbe bastato appoggiarla, il grande sogno di una vittoria a Wimbledon. La Storia del tennis dice questo, ma non solo. Andy da Omaha, A-Rod, è stato anche il tennista più ascoltato dai media, fra i pochi per i quali valesse la pena mettersi in fila pur di strappargli un’intervista. Un ragazzo intelligente, schietto, sempre molto divertente, che ha dato vita a un personaggio a sé nel circuito tennistico, scoppiettante sempre e a volte esplosivo proprio come i suoi rinomati servizi da 254 chilometri orari. Un tennista che può essere raccontato non solo attraverso le vittorie (che non furono poche), ma anche attraverso le frasi che lo hanno reso famoso. Un intreccio fra tennis giocato e parlato che ha reso Andy Roddick un giocatore diverso dagli altri, ma importante quanto coloro che hanno vinto molto più di lui.