Lo studio focalizza l’attenzione su una casistica non troppo rara nei giocatori di calcio, soprattutto in ambito dilettantistico dove la qualità dei movimenti coordinativi e di risposta a stimoli correlati al gioco è inferiore rispetto al professionismo, in particolar modo sotto l’aspetto tecnico-sportivo, e di pari passo la qualità degli allenamenti vira verso il basso proporzionalmente alle categorie; si abbassano le attenzioni sulla salute dell’atleta in generale e della schiena in particolare; aumentano le carenze strutturali (pensiamo ad esempio ai campi di gioco) e si devono fare i conti anche con mancanze professionali a supporto del team; inoltre, alle variabili prettamente di natura sportiva si devono sommare le variabili riferite all’attività lavorativa degli atleti, essendo per l’appunto dei dilettanti. Il libro è diviso in tre sezioni, nella prima parte viene esplicitato il problema di natura lombare che spesso colpisce tali atleti, nella maniera più breve e sintetica possibile vengono affrontate le complicanze e i rischi di tale patologia ma senza entrare troppo in merito alla natura patologica, in quanto questo studio esula da tale compito. La ricerca scientifica dimostra una serie di correlazioni fra il gioco del calcio e la patologia lombare che in maniera più o meno diffusa colpisce gli atleti di entrambi i sessi, professionisti e dilettanti di età varia. Confrontando tali risultati, nella seconda parte lo studio propone una possibile via di prevenzione per scongiurare tali problematiche, che aggravano la salute dell’atleta compromettendo la performance del singolo e inevitabilmente del collettivo o, come spesso capita, aumentando il rischio di infortuni durante la stagione. L’ultima parte è incentrata sugli allenamenti integrativi post-riabilitazione dopo un periodo di stop forzato a causa appunto di patologia lombare. Questa parte dello studio e la relativa proposta di allenamento personalizzato è, nella maggior parte dei casi, il risultato di una collaborazione con un team di lavoro multidisciplinare, quindi, frutto di una minuziosa raccolta di dati, informazioni ed esperienze che hanno evitato nella maggior parte dei casi il rischio di ricaduta dell’atleta. Da sottolineare come nella parte inquadrata sulla prevenzione secondaria e terziaria, questo studio, vuole essere una importante linea guida di base per tutti coloro che svolgono attività dilettantistica nel calcio e vogliono raggiungere alte prestazioni scongiurando uno dei principali casi di infortunio o limitazione funzionale negli atleti. Spesso, infatti, il giocatore affetto da patologia lombare in forma lieve, sottovaluta il problema, in quanto rispetto ai classici infortuni che colpiscono l’apparato muscolo-tendineo-articolare degli arti inferiori, la patologia lombare nei primi momenti a volte può consentire la continuazione dell’attività anche se in forma limitata o con ridotta funzionalità. L’aggravarsi dell’algia, però, limita la performance fino a bloccare totalmente l’attività, senza trascurare la consueta forma recidivante che spesso si dilunga nel tempo compromettendo l’intera stagione sportiva e la salute dell’atleta.