Il tema del seguente libro riguarda il problema della morte in due delle maggiori opere filosofiche del Novecento: Essere e tempo di Martin Heidegger e L’essere e il nulla di Jean-Paul Sartre. La posizione dei due filosofi su questo tema è antitetica: se per Heidegger la morte è ciò che dà senso alla vita, per Sartre essa è assurda e toglie ogni senso alla vita umana. Se per Heidegger la morte è la possibilità più propria dell’uomo, per Sartre essa non è affatto una mia possibilità ma l’annullamento sempre possibile dei miei possibili. Si procederà a un confronto tra le due prospettive riportando le critiche che Sartre muove ad Heidegger e mostrando come queste trovino una confutazione «preventiva» in Essere e tempo stesso, laddove Heidegger critica il rapporto inautentico verso la morte della quotidianità. Infatti la legittimità della critica sartriana può mantenersi solo in una considerazione antropologica del pensiero heideggeriano, cosa che non può affatto sostenersi data la differenziazione che viene fatta in Essere e tempo dell’analitica esistenziale da qualsiasi forma di antropologia. Questa comprensione antropologica è ciò che impedisce di vedere lo scopo fondamentale dell’analitica esistenziale che non è interessata semplicemente a una comprensione dell’esistenza umana bensì a preparare il terreno in vista della domanda fondamentale di ogni filosofia: quella dell’essere.