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L’interrogativo sul/del male storico, che ha caratterizzato l’evento della Shoah ebraica, resterà sempre presente per l’umanità. C’è un bisogno profondo di sondare questo campo delicato e di confine del dolore personale e universale con cui deve misurarsi, ogni interrogazione filosofica o teologica, ma anche la semplice domanda dell’uomo che vive il quotidiano. Auschwitz è il segno del Bene che viene negato, che si è volutamente deciso di non attuare lasciando avanzare il male, che perseguita l’umano e costringe a rispondere: è responsabilità per/e davanti ad altri. Nell’interpretazione di…mehr

Produktbeschreibung
L’interrogativo sul/del male storico, che ha caratterizzato l’evento della Shoah ebraica, resterà sempre presente per l’umanità. C’è un bisogno profondo di sondare questo campo delicato e di confine del dolore personale e universale con cui deve misurarsi, ogni interrogazione filosofica o teologica, ma anche la semplice domanda dell’uomo che vive il quotidiano. Auschwitz è il segno del Bene che viene negato, che si è volutamente deciso di non attuare lasciando avanzare il male, che perseguita l’umano e costringe a rispondere: è responsabilità per/e davanti ad altri. Nell’interpretazione di Lévinas il nazismo rappresenta la rivelazione della possibilità ontologica che insidia l'umanità, quella dell'emergere del male elementale, come scatenamento degli istinti e dei sentimenti primordiali, bestiali, istintuali. Messa così, però, il vero male totalitario diventa una potenzialità insita nel più intimo essere dell'uomo di ogni tempo. Il limite che separa la vittima dal carnefice e, che prontamente ne ribalta i ruoli è così infinitamente sottile, che è per questo motivo che occorre essere vigili: quell’inferno, in cui il Male diventa «banale», è sempre dietro l’angolo.