Nell’innocenza del verso libero della Votta ci sono immagini di luce e d’ombra, fatte di parole mai realmente cupe ma rivolte all’oscurità presente in ciascuno. Non si è mai pronti a dirsi la verità e gli oggetti prendono il posto delle parole, quando le sospensioni diventano solide, l’unico rifugio è la scrittura. Il tempo ci cambia, assorbe le nostre energie ma possiamo ritrovarci identici se sospendiamo il giudizio sul divenire. Marilena è ancora la bambina dai denti che sembrano caramelle e quell’infanzia se la porta dentro come principio luminoso, fotogramma sovraesposto in grado di iridare le zone buie. Una ricerca senza fine, quella dell’identità, che trova sostanza nell’inconscio. Dalla prefazione di Ilaria Palomba