In ricordo di Lino Barattin, eclettico artista e uomo dalla sensibilità profonda. Ci giungono i suoi ricordi d’infanzia, di una guerra che volgeva al termine; macerie, miseria e disperazione erano vive tra la popolazione, fortemente scossa dalla crudezza del conflitto. Nel suo cuore di bimbo le immagini brutali fecero breccia, caratterizzando il suo essere e innestando in lui il costante pensiero della fugacità della vita. Esso si avverte in toto nella sua poetica, lirica ed elegante, nella quale canta la solitudine dell’uomo, la precarietà dell’amore, le radici che l’essere affonda nel suo ambiente e sorretto dalla fede e dalla speranza crea il suo angolo di paradiso.
Tra i Versi II si avverte la libertà di espressione con la quale evoca e canta il suo credo, la sua voglia di bellezza e l’amore, ma è la parola che lo affascina maggiormente, il suono che produce e il gioco delle lettere che tra dittonghi e sillabe producono magia.
È esattamente in Esteticherie che le parole prendono vita, si rivestono di un ruolo insolito e animandosi si muovono al ritmo del pensiero di Lino Barattin.
Tra i Versi II si avverte la libertà di espressione con la quale evoca e canta il suo credo, la sua voglia di bellezza e l’amore, ma è la parola che lo affascina maggiormente, il suono che produce e il gioco delle lettere che tra dittonghi e sillabe producono magia.
È esattamente in Esteticherie che le parole prendono vita, si rivestono di un ruolo insolito e animandosi si muovono al ritmo del pensiero di Lino Barattin.