Un racconto per immagini ed esperienze, istantanee fatte ad un amico conosciuto in giovane età, da sempre punto di riferimento del mio gusto artistico e musicale. L’amico è Fabrizio De Andrè, le foto, quelle specifiche che lo riguardano, scattate, per una pura coincidenza del destino poco prima che morisse. Probabilmente sono l’ultima testimonianza “visiva” della sua parabola umana. La riflessione, racconta anche altro visto che accompagna momenti della sua sardità, il sequestro nell’hotel Supramonte e l’eremo nella tanca dell’Agnata. C’è anche qualcos’altro. Per esempio alcuni fotogrammi coreani, ai tempi dell’Olimpiade, quando nel procedere al completamento del servizio, con gli occhi rossi e il cappello in mano, mi sentivo come colui che osserva quelle giovani professioniste del sesso che, senza pretese, anch’esse portavano l’amore nel paese. Ognuno di noi, a suo tempo, ha potuto o saputo salutare Faber a modo suo, chi con un bacio, chi con un fiore. Un omaggio ad un “sardo” che col suo Addio, mi ha fatto convinto che assieme a lui se n’è partita la primavera.(A. Zappadu) www.logus.it