Se è vero che ogni opera rivela il suo Autore, o almeno una parte di lui, cosa pensare oggi, nella civiltà dell’Informatica e degli Smartphone, dell’Autore di un libricino di favole inframmezzate da qualche racconto? C’è ancora qualcuno che ama leggere favole? E c’è ancora qualcuno che ha una fantasia così sviluppata da riuscire, pur con i mille stressanti impegni quotidiani, a scriverle? O è anche un modo di uscire da un tran tran che stritola, un rifugio in un mondo fantastico, ma pur sempre agganciato alla realtà? In effetti sappiamo che questo genere letterario è antichissimo e forse sbagliamo a pensare che le favole sono destinate solo ai bambini o ai preadolescenti. L’Autrice di queste pagine, che ha preferito nascondersi dietro uno pseudonimo, forse perché questo è un po’ la sintesi del suo ritratto, probabilmente non è tanto consapevole di questi aspetti. Lei scrive perché ama farlo. Scrive innanzitutto per se stessa e anche perché non può fare a meno di entrare ogni giorno, almeno un po’, in quel mondo speciale creato dalla fantasia per rivivere qualche momento della sua fanciullezza.