L'epistolario della poetessa teramana Giannina Milli ha richiamato a più riprese l'attenzione di numerosi studiosi di varie parti d'Italia, ma ad oggi sono ancora pochi i lavori riguardanti l'importante carteggio composto di oltre 4600 lettere. Il volume 'Felice Barnabei. Lettere a Giannina Milli (1862-1888)' a cura di Federico Adamoli (113 pagine, stampato in proprio) apre una serie di pubblicazioni dedicate ai maggiori corrispondenti della Milli, tra i quali si annoverarono i più insigni rappresentanti della cultura, dell'arte e della politica italiana della seconda metà dell'ottocento. Quando si conobbero a Napoli nel 1861 Felice Barnabei (archeologo originario di Castelli) era un inquieto ventenne in fuga dall'Abruzzo alla ricerca del suo avvenire, Giannina Milli una 36enne celebrata poetessa che con le sue accademie aveva spopolato in tante città italiane. Entrambi di umilissime origini - lui figlio di un povero ceramista, lei di un sellaio - grazie ai loro talenti seppero introdursi negli ambienti più esclusivi (il salotto della Milli era uno dei più ricercati del tempo). Il carteggio di 67 lettere copre ben 26 anni, sviluppandosi con connotati decisamente biografici, ed offre un esauriente spaccato dell'ambiente frequentato dai due illustri teramani.