Milano, Festa del Perdono, una mattina d’inverno. Un sole lento mitiga il freddo. Arturo, insegnante precario di Lettere, siede in un bar frequentato da studenti e, caffè alla mano, legge le poche pagine scritte con la stilografica di un libro che da anni abita solo nel suo stomaco. Conosce Ambra, poi s’imbatte casualmente in Aiša, persa anni prima. Due incontri che si snodano in 48 ore e che del tempo si prendono gioco, in un dialogo intimo con l’alterità e con il sé, il solo capace di dare corpo all’identità, individuale e collettiva, di una generazione spaesata e resiliente.