L’aggettivo presente nel titolo di questa raccolta di saggi mette in primo piano quello che dovrebbe essere lo scopo fondamentale della filologia. L’interpretazione non è solo al servizio del commento, ma può e deve rivolgersi, con modalità diverse da quelle della critica intuitiva o anche di altre branche della stessa filologia, all’intelligenza locale e complessiva delle opere, contribuendo al contempo, ove sia il caso, alla messa a punto del testo. Eppure nella tradizione degli studi all’acribia e al rigore di alcune pratiche non ha corrisposto, il più delle volte, un pari impegno esegetico e nemmeno un adeguato interesse per l’interpretazione, senza la quale è impossibile ridurre o annullare la differenzialità, non soltanto linguistica, che presentano le opere del passato. D’altro canto, se rovesciamo la prospettiva e ci mettiamo dal punto di vista della teoria letteraria, è solo alla filologia che può essere affidata la responsabilità che ogni interpretazione comporta.