Il pensiero del Novecento ha posto un nuovo problema accanto a quelli di cui tradizionalmente si occupa la filosofia, vale a dire la filosofia
stessa, che avverte come problema la sua stessa esistenza nel momento in cui le scienze sembrano esaurire il dominio del sapere, riducendo la filosofia a retaggio di un tempo in cui le scienze non erano ancora sufficientemente
sviluppate.
Contestando un documento firmato da pensatori molto noti e influenti, come Gadamer, Derrida, Ricoeur, Rorty e Putnam, che definivano
la filosofia come «un elisir di vita eternamente efficace», Feyerabend in uno scritto del 1994 sostenne che in verità si tratta di «una pozione
di streghe, i cui ingredienti sono spesso mortali. Non pochi degli attacchi portati alla vita, alla libertà e alla felicità hanno avuto un fortissimo
sostegno filosofico». Rincarando la dose, il teorico dell’anarchismo metodologico afferma che «paragonato alla poesia e al senso
comune, il discorso filosofico è sterile, privo di sensibilità. È tetragono nei confronti dei legami emozionali e dei mutamenti che tengono vivi
gli esseri umani». Prima di Socrate si educava alla virtù senza insegnanti, semplicemente vivendo una tradizione, Socrate, invece, ha soppiantato la tradizione con i concetti, che devono essere chiari e rigorosi, ma non hanno la flessibilità e la multilateralità delle virtù tradizionali, anzi hanno la pretesa di incasellare le virtù, rendendole oggettive e avulse dal contesto in cui si praticano, mentre non possono essere separate dalle circostanze in cui sorgono, dalle emozioni e dai desideri.
A fronte di accuse così dirette occorre indagare se esista una efficace strategia di difesa che restituisca alla filosofia non solo una giustificazione d’ufficio, ma le restituisca una funzione riconosciuta. Molti filosofi – di orientamento e temperamento diversi – se ne sono occupati, sottolineando vari aspetti del problema e abbozzando soluzioni talora simili e talaltra divergenti. In questo volume vengono esaminate, senza alcuna pretesa di esaustività, alcune delle principali riflessioni sulla filosofia rintracciabili nel pensiero del Novecento.
Dall'Introduzione dell'Autrice
stessa, che avverte come problema la sua stessa esistenza nel momento in cui le scienze sembrano esaurire il dominio del sapere, riducendo la filosofia a retaggio di un tempo in cui le scienze non erano ancora sufficientemente
sviluppate.
Contestando un documento firmato da pensatori molto noti e influenti, come Gadamer, Derrida, Ricoeur, Rorty e Putnam, che definivano
la filosofia come «un elisir di vita eternamente efficace», Feyerabend in uno scritto del 1994 sostenne che in verità si tratta di «una pozione
di streghe, i cui ingredienti sono spesso mortali. Non pochi degli attacchi portati alla vita, alla libertà e alla felicità hanno avuto un fortissimo
sostegno filosofico». Rincarando la dose, il teorico dell’anarchismo metodologico afferma che «paragonato alla poesia e al senso
comune, il discorso filosofico è sterile, privo di sensibilità. È tetragono nei confronti dei legami emozionali e dei mutamenti che tengono vivi
gli esseri umani». Prima di Socrate si educava alla virtù senza insegnanti, semplicemente vivendo una tradizione, Socrate, invece, ha soppiantato la tradizione con i concetti, che devono essere chiari e rigorosi, ma non hanno la flessibilità e la multilateralità delle virtù tradizionali, anzi hanno la pretesa di incasellare le virtù, rendendole oggettive e avulse dal contesto in cui si praticano, mentre non possono essere separate dalle circostanze in cui sorgono, dalle emozioni e dai desideri.
A fronte di accuse così dirette occorre indagare se esista una efficace strategia di difesa che restituisca alla filosofia non solo una giustificazione d’ufficio, ma le restituisca una funzione riconosciuta. Molti filosofi – di orientamento e temperamento diversi – se ne sono occupati, sottolineando vari aspetti del problema e abbozzando soluzioni talora simili e talaltra divergenti. In questo volume vengono esaminate, senza alcuna pretesa di esaustività, alcune delle principali riflessioni sulla filosofia rintracciabili nel pensiero del Novecento.
Dall'Introduzione dell'Autrice