“Fóra me ciamo” è un’altra divertente raccolta di racconti che Mariano Castello, autore che amiamo accostare al grandissimo Luigi Meneghello, dedica alla sua fanciullezza, vissuta in una Schio campagnola, tanto diversa dalla cittadina in fervente crescita economica dei nostri giorni. Le storie, alcune delle quali già pubblicate sul Giornale di Vicenza, sono spassose, e diventano irresistibili soprattutto nei dialoghi, in cui l’autore dall’uso dell’italiano passa ad efficacissime espressioni dialettali o ad irresistibili strafalcioni, in particolare quando i personaggi si cimentano nel latino delle preghiere (indimenticabile il fia vorusta stua di zia Maria, davanti al quale è impossibile non scoppiare a ridere). Nei racconti di “Fóra me ciamo” non ci sono forzature: il libro offre un magnifico spaccato di una vita che scorre tranquilla, tra casa, scuola, lavoro e vacanza, in un mondo popolato da personaggi che diventano subito indimenticabili e che si muovono e parlano come obbedendo a un canovaccio della commedia dell’arte. Uno splendido affresco di una società fatta di gente operosa ma non frenetica, seria ma capace di divertirsi, rispettosa delle regole ma che non se ne fa sopraffare. E il lettore, ridendo e sorridendo, finirà con il commuoversi pensando a un mondo da rimpiangere non tanto per come era, quanto per il fatto che è passato.