«Qui a Londra ti danno così tanti lavori che non hai mai il tempo di trovarti un lavoro».Dopo sei anni di lavoretti a Camden Town, per Giusi questa frase acquista finalmente un senso. È tempo di tornare a casa: meglio un occhio al futuro che l’ossessione di arrivare a fine giornata. Ma il viaggio di ritorno è pieno d’insidie, idee folli e dettagli mai scrutati.Forse non torno narra storie di uomini e donne che riscoprono nelle loro origini i pregi e i difetti del loro modo di essere e di pensare, quindi di guardare il mondo. La Calabria è d’improvviso un nuovo luogo della mente che confina a nord con Trento, ad ovest con il Venezuela, a sud con Roma e ad est con l’Isola dei Passanti, l’isola dove tutti vogliono andare ma dove nessuno vuole restare.Lo sanno bene tutti, a cominciare da Mimmo, che non riesce a rispondere alla piccola Cloe sulla fine di Giorgione, l’amico d’infanzia del padre di cui sente spesso parlare: come spiegarle che l’amore lo ha portato così lontano da non farlo mai più tornare a casa?Anche Caterina, che a diciotto anni ha lasciato Risano per Roma promettendosi di non tornarci mai più, dopo aver fatto i conti con i pregiudizi e le ipocrisie sulla sua omosessualità dei compaesani: non per questo però vive meglio di prima.Lo sa Francesco a cena con la bella Paloma sull’Isola dei Passanti. È bastata una sola parola perché i due si distruggessero di ricordi e di racconti sui loro paesi d’origine. Caracas e Risano: lontani eppure simili.E poi c’è Bruno: la dimostrazione vivente che anche quando provi a levarti di dosso ricordi, segni e odori, specie quelli che ti hanno portato a odiare la strada di casa, prima o poi ti vengono a cercare. E la vita è così breve che conviene affrontarli, anziché accontentarsi di odiarli.