“Qui le Minchiate si sprecano” disse Andrea da Barberino anche se la donna di cuori tentava invano di battere pari. Quanto le garbava mettersi in ghingheri per un tal Martino che sotto la cappa del camino perse il punto per non distinguere un fiasco da una lucciola ed un fischio da un lume. La Regina inviò allora una missiva in quel di Pisa: “Caro Faggiuola, le scrivo per augurarle la più incredibile buonanotte proprio quando il secchio cade nel Serchio. Mi creda, durante la guerra, meglio in bici che a cavallo”. Egli aveva infatti tutti contro ed il peggio di Palaia lo ammoniva: “Bona Ugo” Come farai a vince’ te?”. Ma i pisani erano traditori ed i fiorentini ciechi, quando videro passare Castruccio furono tentati di baciargli il culo una volta sollevata la coda... di paglia. L’oste perse la bussola ed a Lucca fu rivisto, il frate maledetto si mise a zappar l’orto, il moro travestito da portoghese faceva l’indiano e il livornese esclamò: “Deh, Albanese messere”. Sant’Antonio si tuffò, prese lo slancio e si tuffò mentre i matti andavano alle pesche. Se non avete capito un’acca è segno buono. In questo libro troverete la chiave giusta per liberare termini, proverbi e frammenti di storia raccolti in una pezzuola di terra toscana (con qualche capatina fuori).