Un ragazzo e una ragazza. Entrambi provengono da normalissime storie di solitudine e si trovano, per ragioni diverse, a Milano; entrambi devono svolgere una doppia incombenza vitale: riscattare le loro pur giovani vite e dare un senso al loro futuro.La banalità delle classi sociali e l’altrettanto pericolosa attrattiva degli status fanno sì che i due ragazzi centrino solo uno dei due obiettivi in maniera tra essi opposta: chi riesce a riscattare la vita e chi riesce a dare un senso al futuro.Loro, però, hanno comunque vinto rispetto a chi adora solo il prestigio e il denaro, in una sorta di prostituzione dorata ed elevata a mo’ di totem, di feticcio, del rispetto. Hanno, sì, vinto, perché hanno mantenuto la loro libertà, al contrario di chi si aggrappa alle aspirazioni altrui, illudendosi di vivere una vita parallela, troppo vecchi per il virtuale e troppo corrotti per la sincerità – e di opportunisti simili, in questa storia, ce ne sono in gran quantità.Una cosa, al termine di questa lettura, rimane ben fissa nella mente del lettore: il termine dignità, nel senso più squisitamente aristoteliano.La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella consapevolezza di meritarli, diceva il filosofo e questa, solo all’apparenza banale massima, costituisce l’unico scrimine tra essere, apparire ed esistere.