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La vicenda leggendaria di Giuseppe come storia minore (o storia di un protagonista minore) secondo lo stile ellenistico polibiano, imitato da Giuseppe Flavio, tramite la lezione di Dionisio di Alicarnasso e di Nicola di Damasco, per noi è diventata occasione di un approfondimento sulla Storia dell’Antico Israele. La traduzione del bios flaviano di Giuseppe, figlio di Giacobbe che, odiato dai fratelli e da loro venduto schiavo, diventa, dopo varie peripezie, vicerè d’Egitto, messa in relazione con quella del bios filoniano del De Iosepho, evidenzia l‘impostazione ellenistica fabulistica,…mehr

Produktbeschreibung
La vicenda leggendaria di Giuseppe come storia minore (o storia di un protagonista minore) secondo lo stile ellenistico polibiano, imitato da Giuseppe Flavio, tramite la lezione di Dionisio di Alicarnasso e di Nicola di Damasco, per noi è diventata occasione di un approfondimento sulla Storia dell’Antico Israele. La traduzione del bios flaviano di Giuseppe, figlio di Giacobbe che, odiato dai fratelli e da loro venduto schiavo, diventa, dopo varie peripezie, vicerè d’Egitto, messa in relazione con quella del bios filoniano del De Iosepho, evidenzia l‘impostazione ellenistica fabulistica, romanzesca, politica. Lo studio sull’avventura egizia del figlio del patriarca, visir per ottanta anni d’Egitto e padre di faraone dà come questa risultanza: la storia di Giuseppe è una narrazione ellenistica mitica con tutti i segni del romanzo, coevo, ed è esemplare per il cosmopolitismo romano, pur nel sotteso culto atoniano. Da qui è nata la ricerca sulla funzione di semiti nel quadro cosmopolita della riforma atoniana di Amenophis IV, sulle possibili identificazioni dell’ebreo con elementi viventi alla corte egizia (Yuya, Yahnamu, Aper-el). Sulla base di una contestualizzazione dell’attività di Giuseppe nel periodo di Amenhophis III e di Amenhophis IV, in relazione ad una revisione e ad una scrittura ellenistica, nonostante la reticenza e deficienza informativa biblica e storiografica giudaica, si è rilevato il possibile visirato di un hapiru, che si combina con la riforma atoniana e con la pratica del monoteismo amarmiano, prima, e che si conclude, poi, con la controriforma ammonia e con quella sethiana. Il lavoro è un’operazione che tende a mostrare come astorico il sistema biblico e cerca di rilevare come la necessitas ellenistica ebraica di mantenere il patto con Dio, di seguire la legge mosaica, unita alla coscienza di essere popolo eletto e di avere una tradizione sacra ed ispirata, determini una trasmissione storica infedele, ambigua, apologetica. Flavio raccontando la storia di Giuseppe anticipa la vicenda storica del gran re Erode e specie quella di Giulio Erode Agrippa I, soggette a peripateiai/ rovesciamenti di sorte improvvisi ed inaspettati – in cui sono sottese sofferenze e martiri, insuccessi alternati a successi, tragedie e mirabili epopee. Lo storico in Giuseppe vede il prototipo del popolo ebraico che, con tutta la sua storia, contrassegnata da miseria e da esaltazione, seguendo il suo Dio, accetta il mistero della sua oikonomia.