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Il XIX libro di Archeologia Ioudaikh insieme al XVIII e a XX ha la funzione di introdurre il giudaismo nel sistema romano ellenistico, come precedentemente aveva fatto Dionisio di Alicarnasso, che, scrivendo Archeologia romanikh, aveva connesso la cultura greca con quella romana. Per Flavio, quindi, la cultura latina si avvale di due motori. quello greco e quello giudaico, che alimentano il Kosmos con la loro linfa più antica e ne è nobilitata. Nella sua specifica struttura il libro seguita il bios di Caligola e quello di Erode Agrippa, mentre evidenzia la ristrutturazione politica di Claudio,…mehr

Produktbeschreibung
Il XIX libro di Archeologia Ioudaikh insieme al XVIII e a XX ha la funzione di introdurre il giudaismo nel sistema romano ellenistico, come precedentemente aveva fatto Dionisio di Alicarnasso, che, scrivendo Archeologia romanikh, aveva connesso la cultura greca con quella romana. Per Flavio, quindi, la cultura latina si avvale di due motori. quello greco e quello giudaico, che alimentano il Kosmos con la loro linfa più antica e ne è nobilitata. Nella sua specifica struttura il libro seguita il bios di Caligola e quello di Erode Agrippa, mentre evidenzia la ristrutturazione politica di Claudio, dopo gli sconvolgimenti del nipote, col rinnovo costituzionale della politeia in Ioudaea e col decreto, lettera agli alessandrini, in cui si stabilisce per ogni etnia il proprio culto con l’ordine ai giudei di non vilipendere la Threscheia altrui e di non fare proselitismo, si ristabiliscono l’omonoia/la concordia e l’eirenh/la pace nel corpo dell’impero. La novitas del libro è la morte di Caligola, indagata per rivelare la pazzia dell’imperatore (visibile più nelle azioni paradossali che nelle parole), reo di aver esautorato il senato e depredato gli equites, di aver sconvolto l’ordine sociale, col dare maggiore autorità all’elemento servile, di aver deprivato Roma dell’intitolatura di capitale, di aver destituito il corpo dei pretoriani ed infine di aver portato fino al punto dell’eccidio totale il popolo ebraico, unico oppositore alla sua volontà di turannos Theos, con l’ordine di erezione del suo colosso nel tempio di Gerusalemme. Da storico, Flavio segue il pensiero di Filone, espresso chiaramente nell’opera Peri toon aretoon, di cui sono testimonianza le opere rimaste, In Flaccum e Legatio ad Gaium . Flavio, insomma, col suo ambiguo discorso in epoca flavia, si rende responsabile di una damnatio memoriae che in effetti non ci fu, per salvaguardare i diritti ebraici rispetto al nomos empuschos imperiale e alla figura dell’autokrator con funzioni divine, che, invece, quasi a scadenza dinastica, si ripete con Domiziano, con Commodo e con Caracalla, Eliogabalo e Alessandro Severo fino a Diocleziano. Hanno, comunque un notevole interesse la narrazione della conquista del potere di Claudio e della sua politica di rinnovamento contenuto, mediante normalizzazione, dopo le invenzioni del nipote e la descrizione della figura, dotata di osiothes di Agrippa, esaminato nella sua epieikeia/clemenza, nonostante le contraddizioni tipiche di un’anima di cultura mista, come quella di un giudeo ellenista. Nell’esame della figura del re si nota anche il tentativo di normalizzare la situazione giudaica, dopo il grande evento del Malkuth mancato del Messia venuto. Ed, infine, le brevi notizie sul dopo Agrippa I congiungono i fatti conclusivi del libro XIX con quelli, trattati nel XX, nella volontà dell’autore di ricongiungersi con la storia, descritta in Guerra Giudaica.