In questo breve libello Francesco Crispi parla, con trasporto e passione, di Giuseppe Garibaldi, l'uomo che in un modo o nell'altro era diventato un mito vivente, l'eroe dei due mondi, il perno di un momento storico ed un punto di riferimento non solo come leader militare, ma anche come esempio per le masse sfruttate. Tra le parole di Crispi emerge il ritratto di un capitano appassionato, tradito nei suoi ideali e troppo frettolosamente messo da parte dai burocrati sabaudi coi quali, suo malgrado, lo stesso Crispi venne poi a patti. «Le sofferenze dell'operaio e la tirannide della borghesia, gli scioperi e le coalizioni, la necessità di mettere l'accordo tra coloro che lavorano e coloro che ne profittano, erano tanti problemi la cui soluzione egli spingeva col cuore. Ed ammirava il lavoratore della terra e degli opifizi, e onorava i sacrifici dei suoi militi sui campi di battaglia.» Edizione integrale dotata di indice navigabile.
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