L'obiettivo del libro è di fornire un'agevole sintesi di un periodo della storia d'Italia complesso e scottante, in cui sono coinvolti una varietà di soggetti, e che ha una sterminata bibliografia e una pluralità di interpretazioni. Bisogna soprattutto ricordare che spesso questa tematica viene affrontata da personaggi della politica o dai giornalisti, i quali, anche se bravi nella comunicazione, hanno una conoscenza superficiale degli argomenti e non hanno gli strumenti per una ricerca euristica della storia. Fare Storia non significa immaginare, inventare, perché lo studioso di storia affronta con un metodo euristico le fonti, presta attenzione per ogni sfumatura rivelatrice ed ha un forte rispetto scientifico per ciò che si è ritrovato; in breve, interpreta i documenti senza strumentalizzazione per fini pubblici o politici. Il lavoro affronta, per linee generali, tutte le strategie attuate dal "laboratorio politico" del fascismo per arrivare al potere e per poi creare uno stato totalitario, nel quale consolidare una "civiltà fascista", che era parte integrante del progetto totalitario e dell'opera di fascistizzazione, messa in atto dal partito. Il fascismo esaltò l'imperialismo e il mito della "nazione proletaria" per creare il consenso e accentuare i caratteri populistici del regime, smentiti dalle concrete scelte di politica economica.