Nei luoghi del proprio passato, veri depositi memoriali, Calvino sembra rintracciare lo stimolo visivo teso al recupero dell’essenza profonda del suo essere ed essere stato. Questo libro parla di quegli spazi e delle metodologie messe a punto per il loro ritrovamento, a partire dal modo in cui vengono descritti e narrati, in alcune brevi prose, in un’ottica di ricostruzione della memoria personale e collettiva aliena da ogni nostalgia: tra gli scritti considerati la Strada di san Giovanni (1962), Dall’opaco (1971), Eremita a Parigi (1974) e gli Dei della città (1975), cui fa da contrappeso un’opera ‘culto’ quale Le città invisibili (1972). Nel virtuoso intreccio tra letteratura, urbanistica e architettura Calvino individua così la via per ridefinire le motivazioni più profonde del nostro contraddittorio vivere ‘metropolitano’, dimostrando al contempo la centralità, soprattutto negli anni Settanta, degli stimoli intellettuali provenienti dal ‘laboratorio’ einaudiano.