Su qualsiasi avvenimento della storia, piccolo e grande, che sia durato un istante o un lasso di tempo più o meno lungo, si potrebbe fare una giallo, costruirci su un noir.
Questo perché un avvenimento che ha avuto come protagonisti uomini, uomini e donne voglio dire, contiene in se mille verità; neppure coloro che lo hanno vissuto, nel momento in cui si è verificato hanno piena coscienza di quello che si stava verificando, non potendosi estraniare da se stessi.
Ciascuno ne dà sul momento la sua versione, versione che questo stesso protagonista potrebbe cambiare nel tempo a causa della fallacia della memoria o della malafede, della sua mutata opinione.
Dello stesso fatto storico o di cronaca poi ci sono altre infinite versioni, interpretazioni, sfumature, perché ciascuno di coloro che si mettono all’osservazione nel tempo, nelle varie epoche, danno una propria versione della cosa, in base al loro modo di vedere, ad una ideologia, di nuovo alla malafede, a volte.
In conseguenza di questo, ogni versione che non sia quella vera vera, nella sua diversità costituisce un racconto fantastico e ci si può ricavare un piccolo o grande giallo, come fa questo libro con avvenimenti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale nella nostra amata Valle di Susa, all’interno e all’intorno dei grandi fatti storici, questi si veri veri e non discutibili.
I morti sono morti veramente, i fascisti e i nazisti lo erano veramente, con tutta la loro ferocia i partigiani pure, nel loro eroismo, ma i personaggi che ruotano attorno a questa storia che si dipana in molti decenni, sono veri e fantastici allo stesso tempo, buoni e cattivi a rotazione, in un rutilante gioco di specchi.
Questo libro giallo ci porta a spasso prima per la Valle di Susa prima durante un arco di tempo definito del 1944, annus horribilis per la nostra storia locale e per tutta l’Europa devastata dalla guerra, ma la narrazione poi si dilata, si espande, a coprire il Capoluogo Torinese, di nuovo la Valle ai nostri giorni nelle sue antiche località, nei suoi anfratti rocciosi, le sue balze, nei fantasmi che ancora vi si aggirano.
La storia rimbalza poi addirittura in Sudamerica, dove la ricerca della verità spinge il nostro ineffabile investigatore privato alla ricerca del tesoro perduto e di persone scomparse dal tempo di guerra, anche qui persone ambigue, che non si capisce se erano buoni o cattivi, eroi o vigliacchi, traditori.
Questo potrà deciderlo il lettore in base alla sua sensibilità e al suo modo di vedere le cose, così che all’interno del canovaccio proposto ciascun lettore potrà costruire il suo proprio giallo, la sua storia, la sua versione emotiva, in un fantastico gioco di società. Mille storie in una storia, mille gialli in uno quindi, una cosa notevole, un libro molto ben scritto, mi pare, e spero che possa parere anche a voi.
Questo perché un avvenimento che ha avuto come protagonisti uomini, uomini e donne voglio dire, contiene in se mille verità; neppure coloro che lo hanno vissuto, nel momento in cui si è verificato hanno piena coscienza di quello che si stava verificando, non potendosi estraniare da se stessi.
Ciascuno ne dà sul momento la sua versione, versione che questo stesso protagonista potrebbe cambiare nel tempo a causa della fallacia della memoria o della malafede, della sua mutata opinione.
Dello stesso fatto storico o di cronaca poi ci sono altre infinite versioni, interpretazioni, sfumature, perché ciascuno di coloro che si mettono all’osservazione nel tempo, nelle varie epoche, danno una propria versione della cosa, in base al loro modo di vedere, ad una ideologia, di nuovo alla malafede, a volte.
In conseguenza di questo, ogni versione che non sia quella vera vera, nella sua diversità costituisce un racconto fantastico e ci si può ricavare un piccolo o grande giallo, come fa questo libro con avvenimenti accaduti durante la Seconda Guerra Mondiale nella nostra amata Valle di Susa, all’interno e all’intorno dei grandi fatti storici, questi si veri veri e non discutibili.
I morti sono morti veramente, i fascisti e i nazisti lo erano veramente, con tutta la loro ferocia i partigiani pure, nel loro eroismo, ma i personaggi che ruotano attorno a questa storia che si dipana in molti decenni, sono veri e fantastici allo stesso tempo, buoni e cattivi a rotazione, in un rutilante gioco di specchi.
Questo libro giallo ci porta a spasso prima per la Valle di Susa prima durante un arco di tempo definito del 1944, annus horribilis per la nostra storia locale e per tutta l’Europa devastata dalla guerra, ma la narrazione poi si dilata, si espande, a coprire il Capoluogo Torinese, di nuovo la Valle ai nostri giorni nelle sue antiche località, nei suoi anfratti rocciosi, le sue balze, nei fantasmi che ancora vi si aggirano.
La storia rimbalza poi addirittura in Sudamerica, dove la ricerca della verità spinge il nostro ineffabile investigatore privato alla ricerca del tesoro perduto e di persone scomparse dal tempo di guerra, anche qui persone ambigue, che non si capisce se erano buoni o cattivi, eroi o vigliacchi, traditori.
Questo potrà deciderlo il lettore in base alla sua sensibilità e al suo modo di vedere le cose, così che all’interno del canovaccio proposto ciascun lettore potrà costruire il suo proprio giallo, la sua storia, la sua versione emotiva, in un fantastico gioco di società. Mille storie in una storia, mille gialli in uno quindi, una cosa notevole, un libro molto ben scritto, mi pare, e spero che possa parere anche a voi.