Fin dalle origini del mondo, l’uomo ha avuto la spiccata inclinazione a fissare lo sguardo oltre i confini del proprio angusto spazio e ha cercato di oltrepassare gli orizzonti che gli si paravano davanti. Da questa semplice, per non dire banale osservazione, si deduce che l’uomo ha sempre viaggiato e viaggia anche oggi per motivi diversi o per esigenze particolari. Esistevano ed esistono i cosiddetti viaggi di studio, per exercice profitable, per motivi di lavoro, ci sono i viaggi di esplorazione, di avventura, viaggi di mercanti etc. È da registrare però come il significato di viaggio/viaggiare sia andato con il tempo trasformandosi, se non altro rispetto alle perigliose prove di Gilgamesh, il protagonista del più importante poema assiro-babilonese, o quelle dell’omerico Ulisse, almeno rispetto ai lunghi viaggi in età medievale che portavano innumerevoli pellegrini per strade impervie (ad esempio la Francigena), a raggiungere le fonti della fede, chi nella nuova Gerusalemme, Roma, Caput mundi, a lavare dai peccati la propria anima, chi per arrivare a “toccare” la tomba di Jacopo a Compostela e pregare innanzi al suo sepolcro.