Alla sua terza pubblicazione (“È l’uomo per me”, Bracciali, 2008 e “Il bigodino di Rosalba”, Panda, 2011), ne “Gli occhi di Cécile” l’autrice abbandona almeno nella prima parte lo sguardo cinicamente ironico che contraddistingue i suoi romanzi per assumere provvisoriamente quello di una bambina; uno sguardo troppo ingenuo e insieme troppo profondo, capace di andare diritto al cuore delle cose, capace di vedere la bellezza anche dentro la devastazione di un orfanatrofio. La bambina diventa ragazza, quindi donna, ma qualcosa rimane identico nel cambiamento.