Bari, il professor Moras è un noto esploratore di universi paralleli, figlio dell’architetto che creò il centro UniPar dove si apre la “soglia”.
Catani è uno dei più brillanti e affermati autori di fantascienza italiani e la sua descrizione della porta per altri universi ricorda Asimov, Zelany, Pullman.
«La soglia è una specie di porta costituita da materiale altamente instabile; se attivata, può “aprirsi” in un varco iperdimensionale che immette in altri universi preventivamente richiamati con codice via terminale. Si tratta, in sostanza, di una macchina quantica».
Il contrasto tra il paesaggio pugliese e gli altri universi, vero capolavoro di immaginazione e di fantasia, introduce la tematica chiave del romanzo. Che rapporto c’è tra l’infinito universo (gli universi in questo caso) e la nostra interiorità? Quale concatenazione di cause ed effetti lega la nostra psiche, il percepito e il possibile? Come “si parlano” dentro e fuori?
Moras non è un viaggiatore comune: ha viaggiato così tanto nel “ventaglio” di universi possibili che si sente un “Piccolo Dio”. Ma come in tutti gli esperimenti portati all’eccesso, l’osservatore non è mai esterno al risultato, partecipa anzi agli esiti.
Viaggiando per gli universi (i “continua”, come li chiama nel libro) Moras si imbatte nel suo doppio, un essere che gli somiglia molto e la cui vita ricorda la sua. Boghaz gli apre gli occhi: al suo fianco ci sono due donne: la sensuale e giovane chiamata Güzel e l’attempata, ma seducente Desirè.
Le pulsioni di vita e di morte del “Piccolo Dio” sono vere e proprie persone e il pattern si ripete negli universi paralleli. Ultimo personaggio è la macchina, Jenny, la tecnologia totale che funziona come coscienza, computer tuttofare, deuteragonista e come confine simbolico tra umano e non umano. Tra macchine volanti, sesso con gli avatar, cristalli rivelatori e “giochi di ruolo” che servono per uccidere le persone, la fantascienza di Catani è estrema e forsennata: di alta qualità. Un libro ben congegnato e abile nel far riflettere il lettore sui grandi interrogativi della vita.
Catani è uno dei più brillanti e affermati autori di fantascienza italiani e la sua descrizione della porta per altri universi ricorda Asimov, Zelany, Pullman.
«La soglia è una specie di porta costituita da materiale altamente instabile; se attivata, può “aprirsi” in un varco iperdimensionale che immette in altri universi preventivamente richiamati con codice via terminale. Si tratta, in sostanza, di una macchina quantica».
Il contrasto tra il paesaggio pugliese e gli altri universi, vero capolavoro di immaginazione e di fantasia, introduce la tematica chiave del romanzo. Che rapporto c’è tra l’infinito universo (gli universi in questo caso) e la nostra interiorità? Quale concatenazione di cause ed effetti lega la nostra psiche, il percepito e il possibile? Come “si parlano” dentro e fuori?
Moras non è un viaggiatore comune: ha viaggiato così tanto nel “ventaglio” di universi possibili che si sente un “Piccolo Dio”. Ma come in tutti gli esperimenti portati all’eccesso, l’osservatore non è mai esterno al risultato, partecipa anzi agli esiti.
Viaggiando per gli universi (i “continua”, come li chiama nel libro) Moras si imbatte nel suo doppio, un essere che gli somiglia molto e la cui vita ricorda la sua. Boghaz gli apre gli occhi: al suo fianco ci sono due donne: la sensuale e giovane chiamata Güzel e l’attempata, ma seducente Desirè.
Le pulsioni di vita e di morte del “Piccolo Dio” sono vere e proprie persone e il pattern si ripete negli universi paralleli. Ultimo personaggio è la macchina, Jenny, la tecnologia totale che funziona come coscienza, computer tuttofare, deuteragonista e come confine simbolico tra umano e non umano. Tra macchine volanti, sesso con gli avatar, cristalli rivelatori e “giochi di ruolo” che servono per uccidere le persone, la fantascienza di Catani è estrema e forsennata: di alta qualità. Un libro ben congegnato e abile nel far riflettere il lettore sui grandi interrogativi della vita.