Le guerre africane non sono incomprensibili e barbare ma conflitti politici moderni, legati alle condizioni socio-economiche e ambientali, che utilizzano molteplici registri culturali e sono connessi alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione, come la resilienza dello Stato, il disordine etnico, l’effervescenza religiosa e l’urbanizzazione.
Presentate spesso come rivalità etniche, le guerre d’Africa rivelano al contrario la lacerazione e il declino del sistema delle etnie a causa dell’urto con le trasformazioni globali.
Oggi anche in Africa la guerra si frammenta e si privatizza, lasciando emergere la figura dell’“imprenditore armato”, pronto a mimetizzarsi all'interno del sistema mondiale delle reti di contrabbando, speculazione e traffici, che continua a vivere di guerra senza o dopo la guerra.
In queste pagine si intende riavvolgere i molteplici fili di alcuni emblematici conflitti al fine di gettare una luce sui meccanismi che trasformano di volta in volta uomini armati in banditi, soldati, trafficanti, provider di sicurezza, ribelli o jihadisti.
Presentate spesso come rivalità etniche, le guerre d’Africa rivelano al contrario la lacerazione e il declino del sistema delle etnie a causa dell’urto con le trasformazioni globali.
Oggi anche in Africa la guerra si frammenta e si privatizza, lasciando emergere la figura dell’“imprenditore armato”, pronto a mimetizzarsi all'interno del sistema mondiale delle reti di contrabbando, speculazione e traffici, che continua a vivere di guerra senza o dopo la guerra.
In queste pagine si intende riavvolgere i molteplici fili di alcuni emblematici conflitti al fine di gettare una luce sui meccanismi che trasformano di volta in volta uomini armati in banditi, soldati, trafficanti, provider di sicurezza, ribelli o jihadisti.