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Marconi? Chi quello della Piazza o che ha dato nome alla scuola e stava sulla duemila lire? Pensate alla trasmissione l’Eredità di Rai1 e a qualche strafalcione detto da giovani laureati. Chi conosce questo bolognese? Nato nel 1874 e morto nel 1937 nel massimo orgoglio fascista. Periodo in cui, come scrisse Togliatti nelle “lezioni sul fascismo”, il regime del Duce era sul serio di massa. Chi pensa di annebbiare la memoria di questo premio Nobel per la fisica, col suo essere fascista fa un operazione bislacca e antistorica, perché i veri fanatici sono di epoca successiva, quando si doveva…mehr

Produktbeschreibung
Marconi? Chi quello della Piazza o che ha dato nome alla scuola e stava sulla duemila lire? Pensate alla trasmissione l’Eredità di Rai1 e a qualche strafalcione detto da giovani laureati. Chi conosce questo bolognese? Nato nel 1874 e morto nel 1937 nel massimo orgoglio fascista. Periodo in cui, come scrisse Togliatti nelle “lezioni sul fascismo”, il regime del Duce era sul serio di massa. Chi pensa di annebbiare la memoria di questo premio Nobel per la fisica, col suo essere fascista fa un operazione bislacca e antistorica, perché i veri fanatici sono di epoca successiva, quando si doveva davvero fare una scelta di parte, anche oggi. Questo libro raccoglie i suoi discorsi e le sue presentazioni: andiamo dal 1900 fino alla presentazione al CNR fondato da Mussolini. Dimostrazioni piene di disegni, tracciati su esperimenti vari. Non siamo molto lontani dai tempi in cui, Marconi, appena ventenne, cominciò i primi esperimenti lavorando come autodidatta, come quando nel 1894 costruì un segnalatore di temporali costituito da una pila, un coesore (detto anche coherer, un tubetto con limatura di nickel e argento posta fra due tappi d'argento) e un campanello elettrico, che emetteva uno squillo in caso di fulmine. Anzi pare che fu proprio questa piccola invenzione a convincere il padre a fornirgli soldi per acquistare le attrezzature e continuare gli esperimenti. Oggi è cosi: la comunicazione è oramai alle porte di un futuro al 100% cibernetico, ed è assai facile guardare al passato con grande sufficienza, persino disinteresse. Oppure trovare chi in rete parla di Marconi in tal modo: “Anche in Russia, Alexander Stepanovich Popov riesce a far capire che è possibile trasmettere un messaggio da un punto ad un altro, ma la sua colpa, se così si può chiamare, è stata di non averlo fatto in modo plateale come fece invece Guglielmo Marconi. Si arriva così all’esperimento di Marconi che dà vita alla radio, o meglio la possibilità di trasmettere verso l’etere. L’unica vera invenzione di Marconi fu la messa a terra del filo, per il resto tutto già era noto”. E’ stata questa cialtroneria ha indurmi a pubblicare questi scritti di Guglielmo Marconi. Cosa vuol dire parlare dei pensatori e scienziati precedenti per sminuire il nostro? Se leggerete il racconto di questo grande italiano, noterete quanto lui esalti le scoperte fatte fino ad allora, e si rende conto che gli strumenti erano rozzi e che andava scoperto altro per dare sul serio una svolta all’umanità. Cosa significa questo ragionamento che era tutto noto? Natta il premio Nobel italiano del 1963, negava forse che la parkesite, la prima plastica era di 130 anni prima? Ma lui è diventato Nobel per aver scoperto che si poteva fare di più con il superpropilene. C’è purtroppo in Italia una sorta di pratica culturale autolesionista che vuole distruggere ciò che è italiano, mettendo insieme nozioni copiate qui è là. Il libro presenta diversi discorsi tenuti in Italia e all'estero e anche davanti al Re.